Il primitivo edificio, relativamente al quale non abbiamo possibilità di conoscere l’aspetto, vista la mancanza di fonti iconografiche, è citato per la prima volta in una pergamena del 1226, proveniente dall’archivio di Castel Bragher, all’interno della quale si elencano gli obblighi per la celebrazione di messe nella chiesa. L’edificio faceva capo alla Pieve di Cles essendo il territorio di Mechel inserito in quell’ambito almeno dal 1128, come indica un documento conservato nell’archivio della chiesa di San Biagio a Nanno. La fabbrica è poi citata in tre documenti trecenteschi, ovvero in due atti del 1328 e del 1354 dove viene definita ‘cappella’ e in un interessante documento del 1393 nel quale si evince come Morando, pievano di Cles, fosse obbligato, a causa di un lascito vincolante del nobile Giorgio di castel Sant’Ippolito, a far celebrare nella chiesa di Mechel “quattro messe basse in settimana e cinque cantate nelle maggiori solennità”. Pare che questo lascito comportasse problemi gestionali al pievano perchè le nuove messe andavano ad intralciare l’ordinario calendario della chiesa di Mechel; la situazione si risolse solo due secoli più tardi, nel 1622, riducendo di fatto il numero di queste celebrazioni e distribuendole in un diverso calendario.