Con queste parole Luigi Menapace (nel suo libro Cles. Venticinque secoli di storia del 1987) descrive la Chiesa del Crocifisso, meglio conosciuta dai clesiani come "Sant del Chiatar". Tante sono le domande che sorgono a un primo approccio con la chiesa: da dove ha origine il nome (o meglio i suoi nomi), a quando risale e soprattutto cosa ci fa un edificio religioso in questo luogo così isolato e distante dal paese. Per rispondere (in parte) alla prima questione è necessario tornare indietro nel tempo di qualche secolo: bisogna sapere infatti che il luogo dove sorge ora la chiesetta era fra i terreni di proprietà di un certo Catarino o Catarro da Dres, il cui nome campare più volte in un inventario del 1322, e ritorna più avanti, in quanto possessore di una cava di sabbia e ghiaia presso il Faè (cava che peraltro è stata utilizzata anche in tempi recenti – in un periodo anche come discarica – prima di essere poi definitivamente abbandonata verso fine anni ‘70). Per questo semplice motivo dunque la chiesa negli anni è stata citata su testi e mappe col nome di San o Santo del Cataro, o Catar, o Chiatar/Chjatar a seconda della pronuncia, da cui nacque il malinteso per cui si credette che questo fosse un santo protettore “degli asmatici, contro le infreddature e i relativi catarri”. Ma questo non è l’unico nome con cui viene denominato l’edificio nella storia, in alcune mappe e scritti infatti si trova indicato come San Giuseppe. Questo è dovuto al fatto che un tempo esisteva effettivamente a Caltron una chiesetta intitolata a San Giuseppe (fondata nel 1637), molto frequentata specialmente all’inizio della primavera e verso cui ci si recava in processione il 19 di marzo. Questa venne abbattuta nel 1808, quando la chiesa del Faè aveva ormai monopolizzato le visite religiose fuori dal paese. Da quel momento in poi la processione del giorno di San Giuseppe si fece verso il Santo del Faè, per cui quest’ultima si credette erroneamente dedicata a questo santo.