La sua passione per la poesia e per la musica gli ha permesso di comporre un ricco repertorio di canzoni e di poesie dialettali. In casa respira la parlata nonesa di Cles che impara fin da bambino e durante gli anni dell’università approfondisce lo studio della chitarra classica. L’uso del dialetto nelle canzoni risale ai primi anni Settanta, ispirato alle esibizioni dei cantautori nei locali sui Navigli (Nanni Svampa, i Gufi, Jannacci). Rimane sempre molto legato a Cles, dove ritorna con grande frequenza e dove spesso suona in alcuni complessi musicali locali, fino ad avventurarsi nell’attività quasi pionieristica di deejay dai microfoni di Radio Anaunia.
La produzione di canzoni si fa più intensa negli anni Ottanta quando dalle forme cabarettistiche precedenti passa a composizioni di maggiore respiro sia nei testi che nelle musiche. Sicuramente lascia il segno Paolo Conte, che ascolta per la prima volta in un concerto al Teatro Ciack nel 1978, rimanendone molto colpito. Una sessantina di canzoni alternano immagini evocative di paesi lontani a quadretti locali, ironia e poesia, personaggi surreali, come il cantante di beguine, il camionista perso nella pampa, il meridionale trapiantato in valle di Non, il trombonista di Casablanca e poi lo zio emigrato negli Stati Uniti, l’impresario d’opera tra le nevi del Sud America e il contadino arricchito delle nostre valli. Il suo dialetto nones clesiano è al contempo rigoroso e vivace. Si permette, talvolta, il rischio di accompagnarla a vocaboli italiani, a detti stranieri storpiati o a parole onomatopeiche di sua invenzione, con risultati sorprendenti, privi di stonature. La musica delle canzoni è strutturalmente semplice: melodie orecchiabili e ritmi di ballata che si prestano bene ad accogliere i versi delle sue canzoni. Talento e sensibilità si mescolano a creare canzoni divertenti, struggenti, scanzonate, goliardiche, riflessive.
Negli anni Novanta la produzione si fa via via più rada, un paio di canzoni l’anno fino al 2000: è infatti sopraggiunta la passione per il violino che sostituisce la chitarra anche se, quando torna in paese, si esibisce in qualche manifestazione. Immediatamente dopo la sua morte nel 2008, le sue canzoni vengono catalogate, le registrazioni restaurate e pubblicate su un sito dedicato insieme ai testi e alle partiture. Il sogno incompiuto di Carlo di realizzare uno spettacolo musicale con le sue canzoni prende vita nel 2015 nel teatro di Cles, con un grande successo di pubblico.